Dice: ma il risotto a luglio? Bè, sì, per me il risotto va bene sempre. Specie se si tratta di un risotto aromatico e delicato come il risotto alla lavanda. E poi il mese della lavanda è proprio luglio. Quindi, se si vuol gustare in tutta la sua freschezza, questo è il momento giusto.
E non c’è bisogno della Provenza per farsi inebriare dal profumo dei suoi deliziosi fiorellini viola. Qui in Piemonte ci sono campi di lavanda ugualmente odorosi e altrettanto belli.
Ma, vi dirò di più, bastano due rigogliosi cespugli in un piccolo orto urbano alla periferia di Torino per godere della loro fragranza. E non pensiate che ci sia meno poesia. Ce n’è di più. C’è tutta la poesia delle mani amorevoli che l’hanno coltivata e curata con abnegazione. C’è tutta la poesia dell’orgoglio nel vederla crescere vigorosa. E poi c’è la poesia di quel viavai incessante di api, bombi, calabroni e coccinelle, che ronzano avanti e indietro instancabili. Piccoli insetti preziosi che trovano nutrimento proprio lì, nel piccolo orto del papi, alla periferia di Torino. C’è quasi da commuoversi a pensarci.
E con tutto questo rispetto nel cuore, andiamo in cucina. E, mi raccomando, inspirate forte che c’è profumo.

RIcetta
2 persone
5 minuti
15 minuti
Ingredienti
150 di riso Carnaroli
2 steli di lavanda fiorita
50 g di formaggio fresco tipo robiola
una tazzina di vino bianco (per me Piemonte DOC Bianco Frizzante Fiocco di Vite)
brodo vegetale q.b.
un filo di olio extravergine di oliva
Preparazione
- Fai tostare il riso per un paio di minuti a fuoco vivace con un filo di olio extravergine di oliva, mescolando continuamente.
- Sfuma con il vino bianco e fai andare ancora a fuoco alto finché l’alcool sarà evaporato.
- Abbassa un po’ il fuoco e inizia ad aggiungere il brodo vegetale ben caldo, un po’ per volta.
- Mescola di tanto in tanto e, quando il riso è quasi giunto a cottura, unisci i fiorellini prelevati dai due steli di lavanda.
- Infine aggiungi la robiola e manteca il risotto fuori dal fuoco.
- Copri con un canovaccio e fai riposare ancora un minuto nella pentola prima di distribuire nei piatti per servire.
Qualche considerazione sul risotto alla lavanda
Quando all’inizio dicevo che questo risotto è delicato mica scherzavo. Ho usato pochissimi ingredienti per esaltare al massimo il sentore della lavanda. Ho scelto, per questo, di non mettere il parmigiano nella mantecatura, per esempio. E non ho nemmeno fatto il consueto soffritto con lo scalogno. Solo riso, lavanda, un po’ di vino bianco per sfumare e la robiola per rendere cremoso. Eppure, credetemi, non manca proprio nulla a questo risotto. E’ chiaro che, essendo così pochi, è necessario che gli ingredienti siano tutti di buona qualità.
Assicuratevi innanzitutto che la lavanda non sia trattata e, se non la utilizzate fresca ma essiccata, diminuitene ancora la quantità, perché potrebbe essere fin troppo aromatica. E noi vogliamo scongiurare l’effetto saponetta, giusto? Poi usate del riso buono, anche se non è Carnaroli va bene, ma che sia buono. A me piace molto l’Arborio, per esempio. Fa meno chic, ma io lo trovo ottimo. E naturalmente occhio al vino! Se usate un “vinaccio” ritroverete quel sapore chimico e sgradevole nel risotto. Io sapevo di andare sul sicuro con Fiocco Di Vite e, poi, un buon calice di bianco fresco è anche l’ideale per accompagnare questo originale primo piatto.

L’anno scorso, con la prima fioritura della mitica lavanda dell’orto del papi, avevo invece preparato un dolce: il plumcake al limone e lavanda. Se vi incuriosisce, date un’occhiata alla ricetta.